(Alcalá de Henares? 1283? - 1350?) scrittore spagnolo, autore del Libro del buon amore. Nome e qualifica ecclesiastica non hanno per ora attestazione fuori dell’opera, la cui intitolazione è pure estratta dal testo. Malcerte restano altre notizie che il testo stesso offrirebbe: dalla patria, che tre accenni sembrano indicare in Alcalá de Henares (la medesima cittadina che darà poi i natali a Cervantes), alla prigionia cui allude il prologo e che la didascalia d’un amanuense dice ordinata dal cardinale Gil Albornoz. Il libro del buon amore (El libro de buen amor), dove «buon amore», o amore divino, sta in contrapposto e in mescolanza con «loco amor», amore folle e terreno, è uno dei libri più singolari e significativi delle origini della letteratura spagnola, collocabile per molti aspetti tra Boccaccio e Chaucer. Si tratta di un poema di 1728 strofe, scritto in gran parte in «cuaderna vía» (verso di sedici sillabe, usato nella parte più propriamente narrativa) e in altri tipi di versi. Con la pretesa o sotto il pretesto di svelare i sottili inganni dell’amore mondano, attraverso una concreta varietà di exempla, il Libro presenta, fra digressioni e divagazioni d’ogni genere, una serie d’esperienze galanti e sensuali, nelle quali (salvo una sola eccezione) la seduzione si conclude con uno scacco. Nella sua costruzione confluiscono dati e toni disparati; nel calore della rappresentazione pseudoautobiografica, avventure immaginarie s’accavallano a esperienze reali; schemi dottrinali si sovrappongono ad atteggiamenti goliardici e giullareschi: un’inventiva vivacissima si somma a molteplici spunti tradizionali. Fonti latine classiche e medievali, influenze francesi e orientali sono attuffate nel flusso della vita quotidiana, che viene a sua volta deformato caricaturalmente da un irrefrenabile umorismo fantastico; e questo vitalismo si mescola poi, in modo spesso sconcertante per il lettore moderno, a pressanti preoccupazioni didascaliche, d’edificazione etico-religiosa.Per la fortuna dell’opera basterà ricordare che l’episodio di doña Endrina e la figura della mezzana Trotaconventos hanno riflessi diretti nella Celestina.